La malinconia si alza ogni mattino un minuto prima di me. È come qualcuno che mi fa ombra, in piedi fra il giorno e me. Per svegliarmi devo respingerla senza riguardo. La malinconia ama la morte, d’amore profondo. Sono anni che lotto con queste profondità, che mi sforzo di limitare la loro influenza, senza riuscirvi sempre. Solo la leggerezza della vita può cacciare l’insondabile malinconia. La leggerezza mi è sempre arrivata dalla parte dell’amore. Non dal sentimento: dall’amore. Ho impiegato tanto per vedere cosa separasse l’amore dal sentimento: quasi nulla, un abisso. Il sentimento sta dalla parte della malinconia. Ci casca a colpo sicuro, presto o tardi. Il sentimento e la malinconia nascono da una preferenza di sé per sé, da un compiacimento – esaltato o affossato – di sé per sé. Il sentimento, come la malinconia, è insondabile, pieno di spigoli e gorghi. La malinconia è la varietà triste del sentimentale. Il sentimento, come la malinconia, aderisce, lega, fonde. L’amore taglia, trancia, separa.. Il sentimento mi invischia in me stesso. L’amore mi distacca, mi sradica da me. Christian Bobin
Ho una prudenza crescente nell’impiegare parole spirituali, religiose, di Dio, essendo parole che possono subito suscitare malintesi. Temo davvero d’impiegare parole troppo pesanti e al contempo non posso privarmi di un’allusione allo Spirito, perché credo sia il fiore stesso della vita, il sangue del nostro sangue. Ma cerco di rendere la sua eterna dimensione selvatica, imprevedibile, senza uniformi, persino capace di disturbarci. Quanto ai mistici e alle mistiche, non vedo quasi separazione fra loro e i poeti. Ciò che non fa rumore ha in sé un’energia atomica e solare. Christian Bobin
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Per perdere una cosa occorre averla prima posseduta. Noi non abbiamo mai avuto nulla di nostro in questa vita, mai avuto nulla da perdere, nulla da fare se non cantare, cantare con la gola, la pancia, la testa, il cuore, lo spirito, con tutta la polvere delle nostre anime innamorate.
I momenti più luminosi della mia vita sono quelli in cui mi accontento di vedere il mondo apparire. Questi momenti sono fatti di solitudine e silenzio. Sono sdraiato su un letto, seduto a una scrivania o cammino per strada. Non penso più a ieri e domani non esiste. Non ho più legami con nessuno e nessuno mi è estraneo. Questa esperienza è semplice. Non c’è da volerla. Basta accoglierla quando arriva. Un giorno ti sdrai, ti siedi o cammini, e tutto ti viene incontro senza fatica, non c’è più da scegliere, tutto quello che viene porta il segno dell’amore. Forse la solitudine e il silenzio non sono nemmeno indispensabili per degli istanti così puri. L’amore da solo basterebbe.
Credo che con ogni nascita giunga al contempo l’anima e ciò che vuole sconfiggerla. Comincio a scorgere che uno dei sensi di questa vita è condurre una lotta costante contro ciò che può oscurarla. La posta in gioco è sempre una gaiezza fondamentale, conservare il sentimento lieto del dono della vita.
Recensioni
“Bobin fa venir voglia di scrivere. Cioè di vivere. Fa sentire che si può. Si può vivere con un mazzo di fiori, con una passeggiata, un acquazzone, vivere di un cavallo, una bambina, neve, libri… Con Bobin tornano a essere rituali le passeggiate, sacri i luoghi già visti, già annusati e misurati dai passi. Lui stesso dice di parlare di un tempo non registrato, il tempo della neve, il tempo della notte…. Bobin ci invita a una purificazione contemporanea, non contro qualcosa ma a spalla di qualcosa. Parla di bel silenzio sonnambulo, quel silenzio che dorme dentro di noi tutto squarciato dall’obbligo di parlare, di avere risposte pronte, di essere intelligenti a orario, di essere sociali.” CHANDRA LIVIA CANDIANI
“Bobin è fra coloro che hanno il compito di portare in salvo due entità così vessate dall’onnipresente impero: la lingua, la sfinita vitalità della lingua e quella che potremmo chiamare la salute ritmica del mondo, attaccata ora da quella misteriosa, sinistra forza che ci impone una generale corsa, una generale fretta, ed una conseguente mancanza di cura, di profondità, di compassione, di ispirazione – tutte entità che richiedono una ritmica lenta, di ascolto, di attesa, di rivelazione. Per questo mi rinfresca leggere Bobin: ho sempre l’impressione di una bolla di terra ferma e assolata, ombreggiata, stellata, nel bel mezzo di un prepotente, coatto sgambettare di tutto.” MARIANGELA GUALTIERI
“Questo autore discreto e raffinato, restìo ai chiassosi e mondani salotti letterari e da sempre “innamorato del silenzio e delle rose”, ancora una volta stupisce e innamora trasformando la letteratura in un misterioso viaggio verso noi stessi, un’esperienza di ascolto, presenza, contatto e meditazione”. (Federica Araco – Babelmed) http://ita.babelmed.net/letteratura/241-francia/13802-lo-scrittore-che-ama-il-silenzio-e-le-rose.html
L’autore
Christian Bobin è nato nel 1951 a Le Creusot, una cittadina della Borgogna. Ha conosciuto in Francia un crescente successo di pubblico e di critica, fino al premio che l’Académie Française gli ha conferito nel 2016. Della sua opera, la cui densità poetica affascina i lettori riportandoli ai temi fondanti dell’esistenza, AnimaMundi ha pubblicato Autoritratto al radiatore (2012), Sovranità del vuoto (2014), Mozart e la pioggia (2015), L’uomo del disastro (2015), La vita e nient’altro (2015), Resuscitare (2015), Più viva che mai (2018), La vita grande (2018), Folli i miei passi (in coedizione con Socrates 2012), Consumazione – un temporale (in coedizione con Servitium, 2014).
Recensioni
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