€8.90
In StockAutrice: Tana Hoban
Illustratrice: Tana Hoban
Pagine: 12
Formato: cm 15 x 15, angoli arrotondati
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Versione Standard
[…] Sei tu ancora degno della tua specie
trascina i tuoi muscoli verso i sospiri
tieni stretta la spina
dimentica ciò che vuole la ferita
apri la strada allo sguardo
fai correre via il veleno della vendetta
non è dialettica sempre la vita
occorre la resa, lasciar passare il vento
far maturare la dimenticanza
comincialo tu ora il disarmo del mondo.Versi che ritornano come un mantra, si fanno preghiera, rabbioso monito, denuncia. Versi da maneggiare con cura, custodire, donare, come si fa con le cose rare, fragili e indistruttibili. Una sinfonia di parole che sonda l’esistenza, dalla levità di un battito d’ali di farfalla alla concretezza di un indirizzo in tasca di uno straniero senza nome né vita. Parole che assumono un peso specifico, un equilibrio stabile eppur mutevole come le stagioni, l’animo umano e le suggestioni che affiorano ad ogni lettura. Nella società dell’iperconnessione, della comunicazione coatta, fare manutenzione della solitudine è un atto di coraggio, un imperativo etico. E con il mare in faccia, la solitudine si fa esperienza, vuoto fertile, aprendo le porte al peso vero delle cose. Giuseppe Semeraro restituisce l’essenziale, incrocia parti profonde ed inesplorate del lettore costringendole a venire fuori, gli dà forma, le nutre. Tre preziose frecce al suo arco: l’arte dell’introspezione, l’abilità di ascoltare i mondi del dentro e del fuori e il dono del concreto. La solitudine incontra l’umanità, la moltitudine, ritorna al mondo bagnandosi della sua bellezza, incontra altri occhi e trabocca d’infinito.
dalla postfazione di Francesca Prete
“La manutenzione della solitudine” di Giuseppe Semeraro (Musicaos Editore, collana Poesia, 16) pagine 126, formato 12,7×20,3 cm, isbn 9788894966343
€13.00Autore : Giuseppe Semeraro
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Versione Standard
“Tornare al cibo di allora, alla memoria di quel mondo, spesso elude i dolorosi temi connessi; i vecchi non vogliono ricordare, i giovani non sanno e forse non vogliono sapere, gli studiosi cercano conferme a teorie preconfezionate di solito agiografiche. C’è ancora ritegno negli ex mezzadri nel parlare del desiderio di mangiare, quando mangiare non era scontato, il cibo non si poteva scegliere e la quantità era limitata; la rimozione della fame dalla memoria individuale e collettiva è un’operazione legata a vissuti insostenibili, tra cui la vergogna e l’impotenza. C’è una foga nel mangiare, nel terminare tutte le pietanze, nel non lasciare avanzi nel piatto che denuncia il nutrirsi di oggi legato a bisogni di ieri. Ripresentare le pietanze di allora, moltiplicate per dieci, così come fanno i miei conterranei, potrebbe rispondere al desiderio di confrontarsi con la fame finalmente ad armi pari e cancellarne le tracce che ancora si manifestano nel linguaggio e nei comportamenti.”
Giuseppina Pieragostini
€14.00Editore : PentàgoraAutore : Giuseppina Pieragostini
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Versione Standard
Il corpo ha un linguaggio proprio, attraverso il quale esprime la gioia e la sofferenza; ma è anche linguaggio in sé, un “libro di carne”. Imparare a leggere il corpo vuol dire prestare attenzione alla sua struttura, saper decifrare le forme del labirinto anatomico. Significa anche riascoltare quanto raccontano i grandi miti dell’umanità intorno alla natura e alla sottile funzione di ogni organo. Implica, infine, la riscoperta dell'”albero” dei qabbalisti: se l’uomo è «creato a immagine di Dio», la figura del suo corpo dev’essere letta come riflesso terrestre di quell'”albero di vita” di cui parla la tradizione della Qabbalah.
€24.00Anno : 2010Autore : Annick de Souzenelle
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Versione Standard€9.00Autore : Christian BobinAnno : 2007
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Versione Standard
C’è un’Italia assopita che non è quella delle grandi città, né quella dei borghi patinati che vediamo sui dépliant turistici. C’è un’Italia che non è Roma o Milano, né tantomeno Civita di Bagnoregio o la costiera amalfitana. C’è un’Italia che non sta sotto i riflettori ma se ci capita è a causa di qualche catastrofe naturale. C’è un’Italia che rischia l’estinzione, che è silenziosa, disabitata: è l’Italia dell’entroterra appenninico, delle zone collinari e pedemontane, dei piccoli borghi abbandonati, ai margini del commercio, dell’industria, della cultura. Chi può raccontarla meglio del paesologo Franco Arminio, che gira l’Italia interna cantando poesie, e di Giovanni Lindo Ferretti, ex cantante dei CCCP che oggi dimora sulle alture di Cerreto Alpi ricucendo i legami millenari che avvolgono uomini, cavalli e montagne? Due storie appenniniche da due prospettive diverse che però si intersecano in più punti dando vita a un dialogo costruttivo e al tempo stesso malinconico su un mondo dimenticato da Dio che però resta l’unico luogo da dove Dio si può ascoltare.
Autore : Franco Arminio - Giovanni Lindo Ferretti
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Versione Standard
Segnato dalla velocità, dalla fretta, dalla concitazione dei gesti, dal rapido susseguirsi degli eventi, il nostro sembra essere un tempo inospitale per la pratica della pazienza. Eppure tutta la vicenda umana è un lento esercizio di pazienza, come quello dell’uomo per costruire, del bambino per crescere, degli amanti per incontrarsi, dei vecchi per morire, della natura per dare frutto, della parola per prendere forma. Forse allora, nell’età dell’impazienza, da qualità della durata la pazienza può trasformarsi in qualità morale alla quale si può dare il nome di “cura”: verso l’altro, verso le cose, verso se stessi.
€12.00Autore : Gabriella Caramore
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