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Versione Standard€45.00 €15.00
Formato 24×24 cm / 16 pagg.
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PROMOVersione Digitale / Standard
Attraversiamo i miracoli come ciechi, senza vedere che il più piccolo germoglio di un fiore è fatto di migliaia di galassie. (Christian Bobin)
La vita grande si apre con una lettera rivolta a Marceline Desbordes-Valmore, una poetessa romantica la cui vita è stata costellata dal lutto e la cui poetica, per Bobin, si tinge di “rosa […] perché questo colore non entra mai in guerra e sembra sempre sull’orlo di svanire nell’invisibile”. […] Con disciplina quotidiana, Bobin ha scelto di contemplare l’ “infinitamente piccolo” per poter vincere l’angoscia, il dolore e la sofferenza: anche la morte. Nel freddo della Gare du Nord, la voce di questa poetessa, giunta da un tempo lontano, è lì, vicinissima a lui: “I libri sanno ascoltarci”, ha affermato lo stesso Bobin durante una recente presentazione de La grande vie. Un libro, dunque, è un volto che apriamo e che può consolarci; è una voce che ci viene in soccorso; è un raggio di sole che ci illumina al punto che può restituirci la vita nella sua pienezza; è un passo, un ritmo, il battito di un cuore che possiamo seguire – se ne abbiamo desiderio, perché la lettura è libera e ci rende liberi – per fare un pezzo di strada insieme.
€2.90 – €10.20-15%Anno : 2017Autore : Christian BobinTipologia : Ebook - LibroCollana : Scrittura nuda
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PROMOVersione Standard
A 6 o 7 anni, a Otranto, il mio babbo mi obbligava ad assistere alla messa, la noia per me era mortale, soprattutto le litanie, mi facevano venire una fame incontrollabile e allora sbadigliavo in modo continuo e rumoroso sotto lo sguardo severo di mio padre. Incominciai allora a guardare attentamente il mosaico sotto i piedi e gli scranni, allungando e storcendo il collo nell’intento di riuscire a rincorrere le immagini, allora per me indecifrabili. Puntalmente interrotto da mio padre al momento di alzarsi e di risedersi. Naturalmente della funzione religiosa non seguivo nulla, era molto più interessante il mondo fantastico sotto i miei piedi. In quegli anni la cattedrale appariva diversa da oggi, l’altare era costituito da una struttura in marmo policromo, direi di fattura barocca. Dietro l’altare c’era un coro ligneo, con le sedute dotate di una ribaltina anch’essa in legno scuro, il tutto dava alla cattedrale un impianto solenne e tetro insieme. Finita la messa, immancabilmente, mi nascondevo nel coro, qualche volta accompagnato da mia sorella Donatella, timorosa e restia a seguirmi e incominciavo il rito di sollevare le ribaltine delle sedute lignee, una per una, alla ricerca di qualche oscuro segreto. A metà Agosto, ogni anno, venivo accompagnato, da mio padre nella annessa cappella, cosiddetta dei Martiri, ad ammirare lo spettacolo, per me macabro oltre che terrificante, di una teoria di finestroni a mo’ di teche, ricolml di teschi e ossa varie. Un vero e proprio incubo per il sonno di un bambino dalla sfrenata fantasia. Quello sguardo da bambino, dopo solo 60 anni, mi ha permesso di accostarmi a quell’ iconografia con lo sguardo dell’artista contemporaneo e tecnologico. Enigma, dal titolo di uno dei più famosi saggi sul mosaico di Otranto, di Carl Arnold Willemsen, L’enigma di Otranto, ha privilegiato la sezione presbiteriale, il Ciclo dello Zodiaco e il Ciclo dei Vizi e Virtù dell’uomo, cercando di proporre uno sguardo trasversale, creativo e astorico del mosaico otrantino. (Beppe Piano)
20×20 cm / 56 pagg
Beppe Piano
€15.00€9.90-34%Anno : 2019Autore : Beppe Piano
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PROMOVersione Digitale / Standard
“Alza la terra con le mani, stringi la terra
fra le mani per chi fra tutti hai amato e poi
lentamente dimenticato, per i morti senza ragione,
i corpi ammassati, per chi si aggira in una casa
altrui. Alza la terra con le mani, stringi la terra
fra le mani, per chi ha perso la sua o si appresta a lasciarla
e per chi ha accettato a testa china la propria sorte.
Alza la terra con le mani per chi non ne ha alcuna.”
Ci sono parole che sorprendono il lettore perché si offrono come “impronte di uccelli sulla neve”: l’esperienza del gelo è entrata nel respiro di chi scrive, ed egli tenta di capire “come tradurre la neve” per offrirla in dono. Così, nel 2018, nei luoghi ancora sconvolti da una guerra recente, grazie al progetto europeo Refest, un gruppo scelto di artisti e poeti ha visitato la Bosnia Erzegovina e la Croazia per raccogliere “immagini e parole sui percorsi dei rifugiati”. Ne sono nate le prose poetiche di Maria Grazia Calandrone, invernali come il disegno lucente della brina sui rami curvi delle conifere, attente a cogliere, tra Sarajevo, Derventa e Turba, “la gloria delle cose non finite”, l’alternarsi di “abbandono e decoro” dove l’odio è stato suscitato e alimentato ad arte perché fosse capace di travolgere ogni relazione umana. “Ci resta da ritrovare la vita sotto tutto questo”, fa eco il poeta Alessandro Anil: la memoria e l’assenza abitano tanto i superstiti quanto gli esiliati, accomunati dal desiderio impossibile non solo di capire “dove sia l’origine, l’errore di tutto questo”, ma anche di conquistare la “vita normale” che desiderano. “Come potrò restituire tutto questo?”, si chiede Franca Mancinelli nella prosa che completa questo viaggio sbigottito e appassionato. Ai suoi occhi, i luoghi (Kraj Donji, Dobova, Bregana…) si rivelano come un grande albero denudato dall’inverno: vi si coglie “la trama dei rami come nervature della vita”, vi si contano “le sagome scure dei nidi abbandonati”. Tre sentieri nei Balcani, dunque, nel tentativo di accogliere “una narrazione che ci guarda” e ci coinvolge inevitabilmente – e di restituirla al lettore senza alcun compiacimento, nella nudità invernale che le appartiene.
Maria Grazia Calandrone è poetessa, scrittrice, giornalista, drammaturga, autrice e conduttrice Rai (ultimo ciclo: Poesia in technicolor), scrive per “Corriere della Sera” ed è regista per “Corriere TV” dei videoreportage sull’accoglienza ai migranti I volontari e Viaggio in una guerra non finita, su Sarajevo. Tiene laboratori di poesia in scuole pubbliche, carceri, DSM. Premi Montale, Pasolini, Trivio, Europa, Dessì e Napoli per la poesia. Ultimi libri Serie fossile (Crocetti, 2015 – rosa Viareggio), Gli Scomparsi – storie da “Chi l’ha visto?” (pordenonelegge, 2016), Il bene morale (Crocetti, 2017), Per voce sola, raccolta di monologhi teatrali, disegni e fotografie, con cd di Sonia Bergamasco, Fossils (SurVision, Ireland 2018) e l’antologia araba La luce del giorno (al-Mutawassit, Damasco 2019). Porta in scena i videoconcerti Senza bagaglio e Corpo reale. Sue sillogi compaiono in antologie e riviste di numerosi paesi. www. mariagraziacalandrone.it
Alessandro Anil, nato nel 1990, ha vissuto in India fino a sedici anni, a Santiniketan, frequentando la scuola del poeta R. Tagore. Si è laureato in Filosofia e Letteratura in Inghilterra. Vive in Italia dall’ottobre del 2013. È stato premiato o segnalato da Poesiafestival, Premio Rimini per la poesia giovane, Casa della Poesia di Como, Premio Mario Luzi. Sue poesie sono apparse nelle riviste “Atelier”, “l’Almanacco dei poeti” e in altre riviste italiane e inglesi del settore. Ha tradotto per l’ “Almanacco di poesia” di Raffaelli editore Poeti bengalesi nell’era post-Tagore. Oltre alla poesia svolge l’attività di drammaturgo e regista. Dal 2018 è direttore artistico del laboratorio teatrale che si tiene ogni anno al centro di ricerca teatrale Theatre House. Ha scritto e diretto To Celebrate the Human Glory, Dance Once, Pray Twice, The Tea Room, Human. Ha esordito con la raccolta Versante d’esilio (Minerva editore, 2019).
Franca Mancinelli è autrice dei libri di poesia Mala kruna (Manni, 2007 – premio opera prima L’Aquila e Giuseppe Giusti), Pasta madre (Nino Aragno, 2013 – premio Alpi Apuane, Carducci, Ceppo-giovani), Libretto di transito (Amos edizioni, 2018), uscito nello stesso anno in traduzione inglese con il titolo The Little Book of Passage (The Bitter Oleander Press, Fayetteville, New York). Una riedizione dei suoi due primi libri è raccolta in A un’ora di sonno da qui (Italic Pequod, 2018). Suoi testi sono compresi in Nuovi poeti italiani 6, a cura di Giovanna Rosadini (Einaudi, 2012) e con introduzione di Antonella Anedda, nel Tredicesimo quaderno italiano di poesia contemporanea, a cura di Franco Buffoni (Marcos y Marcos, 2017). Traduzioni di suoi testi sono apparse su riviste e antologie straniere, come Italia poesía: presente, Huerga & Fierro, 2018. Ha partecipato di recente a Chair Poet in Residence (Calcutta).
Alessandro Anil Franca Mancinelli Maria Grazia Calandrone
€2.90 – €10.00-41%Autore : Alessandro Anil - Franca Mancinelli - Maria Grazia CalandroneAnno : 2019Tipologia : Ebook - LibroCollana : Piccole Gigantesche Cose
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Versione Standard€60.00Autore : Franco Arminio
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PROMOVersione Digitale / Standard
Data di uscita del libro : giovedì 12 dicembre
“Acqua. Acqua sulle mani di Medea, sulle labbra di Didone, sugli occhi di Penelope. Acqua tra loro e il mare. Acqua tra un uomo e una donna, tra le parole e il silenzio, tra il cielo e la terra. Acqua, per portare via secoli e secoli di inganni, potere, bugie”.
È al mare e al mito greco che Marilena Lucente si è da tempo rivolta per esplorare un mistero ancora vasto e in larga parte sconosciuto, cioè l’identità femminile nel suo rapporto con il tempo e la storia. In queste tre brevi prose, Medea, Didone e Penelope prendono la parola per raccontare cos’è stato, per loro, il mare infinito e vicino. Medea, la prima donna ad averlo attraversato a bordo di una nave, si è fatta straniera e assassina per un uomo che solo grazie a lei ha potuto affermare se stesso: proprio per questo, però, si vede respinta al di là del mare, scacciata da una terra dove già era straniera. A Didone, che viveva in un lutto perenne sulla riva del mare, un uomo giunto dal mare riesce a donare un nuovo presente, ma le nega il futuro promesso fuggendo sul mare. Penelope, che Ulisse aveva portato a Itaca, attende circondata dal mare: l’uomo che vaga sul mare le ha lasciato unicamente un’attesa da colmare e difendere, perché anche l’inganno viene dal mare, assieme alla speranza e alla gioia. Tre prose chiare e dense, che del mare accolgono in sé l’oscillare incessante e la capacità di donare simboli, immagini e allusioni sempre nuove. Le donne del mito acquistano vita e prendono voce; il mare, intanto, separa e unisce, genera e uccide, inghiotte e sostiene, riconduce e disperde. Dalla superficie delle onde e delle parole, il lettore vede affiorare i volti delle donne che ha conosciuto da sempre, tutt’uno con il mistero delle profondità: simboli e presenze si identificano gli uni con gli altri. Le brevi poesie che aprono il volume e che, a sorpresa, lo chiudono, vengono a posarsi come gabbiani sulla vastità delle riflessioni che questi tre racconti hanno saputo suscitare.
€3.90 – €9.50-20%Anno : 2019Autore : Marilena LucenteTipologia : Ebook - Libro
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Mi hai fatto conoscere, perché tacerlo, il grande delirio della gelosia. Niente somiglia di più all’amore e niente gli è più contrario. Il geloso crede di testimoniare, con le sue lacrime e le sue grida, la grandezza del suo amore. Invece non fa che esprimere quella preferenza arcaica che ognuno ha per se stesso. Nella gelosia non ci sono tre persone, non ce ne sono nemmeno due, d’improvviso ce n’è una sola in preda ai sussulti della sua follia: ti amo, quindi sei legata da questa dipendenza, sei dipendente dalla mia dipendenza e mi devi accontentare in tutto e poiché non mi accontenti in tutto non mi accontenti in niente, e io ce l’ho con te per tutto e per niente, perché sono dipendente da te e perché non vorrei esserlo più, e perché vorrei che tu rispondessi a questa dipendenza. Il discorso della gelosia è inesauribile. Si nutre di se stesso e non cerca risposte, d’altronde non ne accetta nessuna – trottola, spirale, inferno. Ho conosciuto questo sentimento per quindici giorni, ma sarebbe bastata ampiamente un’ora per conoscerlo tutto. Al quindicesimo giorno l’inferno era passato, definitivamente. Per quindici giorni ho battuto i piedi nella brutta eternità delle recriminazioni: avevo l’impressione che tu sposassi il mondo intero, eccetto me. Era il fanciullo in me che strepitava e faceva valere il suo dolore come moneta di scambio. E poi ho visto che non ascoltavi quel genere di cose e ho capito che avevi ragione, profondamente ragione a non ascoltarle: il discorso della recriminazione non va ascoltato. Non c’è traccia d’amore in esso. Solo un rumore, un ripetere furioso: io, io, io. E ancora io. In capo a quei quindici giorni in un attimo si è squarciato un velo. Potrei parlare quasi di rivelazione. Ce ne fu una del resto. D’un tratto per me era lo stesso se tu sposavi il mondo intero. Quel giorno ho perduto una cosa e ne ho guadagnata un’altra. So benissimo cosa ho perduto. Ciò che ho guadagnato, non so come chiamarlo. So solo che è inesauribile. Il bambino furioso ci ha messo quindici giorni a morire. È poco tempo, lo so: in altri casi continua a regnare instancabile, per tutta la vita. Fu il tuo riso davanti alle mie recriminazioni a far precipitare le cose. È stato il genio del tuo riso che è penetrato dritto nel cuore del bambino despota, è stata la tua libertà che improvvisamente mi ha spalancato tutte le strade.
Christian Bobin, dal libro “Più viva che mai”
“Bobin sembra che scriva frasi fatte apposta per essere citate. E ancora più incredibile è che questo autore riesce sempre ad assomigliarti. Tu leggi e pensi che sta scrivendo come scrivi tu, come pensi tu, come senti tu. Penso che tanti lettori abbiano questa sensazione rispetto a Bobin. Lui è lo scrittore che ci somiglia, ci fa credere in Dio anche se non crediamo in Dio, ci fa credere all’amore anche se non crediamo all’amore, ci fa essere buoni anche se non siamo buoni.” Franco Arminio dall’introduzione al libro
€4.90 – €8.50-15%Anno : 2017Autore : Christian BobinTipologia : Ebook - LibroCollana : Scrittura nuda
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