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Versione Standard
Quando non morivo
Editore: Giulio Einaudi Editore
150 pagine
€12.00Autore : Mariangela GualtieriAnno : 2019
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Versione Standard
“Una vita straordinaria, quella del ‘giardiniere di Calvino’, raccontata in prima persona con penna leggera, libera e appassionata, e accompagnata dai taccuini dedicati agli studi sugli alberi, al mimetismo in natura, alla teoria degli innesti e all’agricoltura biologica.”
€12.00Editore : PentàgoraAutore : Libereso Guglielmi
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Versione Standard
“Qual è il futuro della nostra capacità di generare? Cosa succederà a quelle funzioni fisiologiche che tralasciamo di impiegare? Poiché sta cambiando il modo di fare nascere i bambini, dobbiamo, di conseguenza, attenderci un qualche mutamento della nostra specie? Le acquisizioni della scienza in rapido sviluppo sapranno donarci una nuova consapevolezza? Con competenza e attenzione interdisciplinare, Michel Odent, chirurgo e ostetrico di fama mondiale, prova a mettere a fuoco queste domande, partendo in modo provocatorio da un semplice dubbio: abbiamo ancora bisogno delle levatrici? E ancora: per quanto tempo potremo continuare a eludere le leggi che guidano la selezione naturale? Saremo capaci di riconoscere le giuste risposte prima di imboccare la strada senza ritorno verso l’estinzione? Sono domande cruciali, alle quali Odent, chirurgo e ostetrico di fama mondiale, prova a rispondere.”
€12.00Editore : PentàgoraAutore : Michel Odent
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Versione Standard
[…] Sei tu ancora degno della tua specie
trascina i tuoi muscoli verso i sospiri
tieni stretta la spina
dimentica ciò che vuole la ferita
apri la strada allo sguardo
fai correre via il veleno della vendetta
non è dialettica sempre la vita
occorre la resa, lasciar passare il vento
far maturare la dimenticanza
comincialo tu ora il disarmo del mondo.Versi che ritornano come un mantra, si fanno preghiera, rabbioso monito, denuncia. Versi da maneggiare con cura, custodire, donare, come si fa con le cose rare, fragili e indistruttibili. Una sinfonia di parole che sonda l’esistenza, dalla levità di un battito d’ali di farfalla alla concretezza di un indirizzo in tasca di uno straniero senza nome né vita. Parole che assumono un peso specifico, un equilibrio stabile eppur mutevole come le stagioni, l’animo umano e le suggestioni che affiorano ad ogni lettura. Nella società dell’iperconnessione, della comunicazione coatta, fare manutenzione della solitudine è un atto di coraggio, un imperativo etico. E con il mare in faccia, la solitudine si fa esperienza, vuoto fertile, aprendo le porte al peso vero delle cose. Giuseppe Semeraro restituisce l’essenziale, incrocia parti profonde ed inesplorate del lettore costringendole a venire fuori, gli dà forma, le nutre. Tre preziose frecce al suo arco: l’arte dell’introspezione, l’abilità di ascoltare i mondi del dentro e del fuori e il dono del concreto. La solitudine incontra l’umanità, la moltitudine, ritorna al mondo bagnandosi della sua bellezza, incontra altri occhi e trabocca d’infinito.
dalla postfazione di Francesca Prete
“La manutenzione della solitudine” di Giuseppe Semeraro (Musicaos Editore, collana Poesia, 16) pagine 126, formato 12,7×20,3 cm, isbn 9788894966343
€13.00Autore : Giuseppe Semeraro
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Versione Standard
Dammi l’acqua dammi la mano dammi la tua parola che siamo, nello stesso mondo.
La bambina pugile è tornata. La riconosciamo, la ritroviamo con la sua insonnia, la sua febbrile sensibilità, le sue debolezze e la sua incredibile forza. La seguiamo in un percorso poetico che evoca una sorta di narrazione emblematica. Si parte dalla casa. La vita di una persona emana dagli spazi dove è cresciuta. Portone, finestre, pavimenti, muri, scrivania, frigo, letto e cosí via: la bambina è come diffusa nelle cose, negli oggetti che l’hanno accolta. Poi esce nel mondo e deve inventarsi gli strumenti per percepirlo. Il libro diventa un viatico per «saper leggere le stelle | ma non la grammatica». O forse, piú che guardare il mondo con occhi diversi, il passo ulteriore è essere il mondo: essere piuma, essere nuvola, essere luce. Infine c’è chi cade, tutti prima o poi cadono, ma nessuna caduta impedisce di «farsi vivi». Al di là di questo traliccio strutturale, la raccolta è molto fluida e per niente schematica. Nodi irrisolti si alternano e si intrecciano con un’esperienza mistica quotidiana, mite, senza enfasi di spossessione. Quella particolare voce, come d’infanzia, che già abbiamo conosciuto via via nei libri precedenti dell’autrice è ormai un meccanismo ad alta precisione con il quale Chandra Candiani riesce a far affiorare nella maniera piú efficace ciò che non è visibile.
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Christian BobinVersione Standard
SOLITUDINE: DESERTO O GIARDINO? AUTORI VARI TRA CUI: ENZO BIANCHI, CHRISTIAN BOBIN, XAVIER LACROIX…
L’amare è, per lungo spazio e ampio fino entro il cuore della vita, solitudine, più intensa e approfondita solitudine per colui che ama”. Così scrive Rilke, perché la solitudine non esclude l’amore, anzi permette a questo di costruirsi in verità, oltre un possibile culto dell’amore, oltre l’illusione che la relazione con l’altro possa dispensarci dal renderci consapevoli di noi stessi. I testi qui raccolti trattano da vari punti di vista di questo essenziale esercizio spirituale, e possono offrire spunti affinché nel quotidiano e anche faticoso assumere la propria solitudine, con le sue ambivalenze, impariamo ad aprirci a tutte le dimensioni dell’amore, arrivando a coniugare amore e libertà.
Edizioni Qiqajon (Comunità di Bose)
ALCUNI ESTRATTI
Marie de Solemne: Preferirebbe parlare della solitudine come di una grazia o di una maledizione?
Christian Bobin: Innanzitutto ne parlerei piuttosto nella sua materialità. Prima di essere uno stato mentale o affettivo, la solitudine è una materia. Per esempio è proprio la materia che ho sotto gli occhi in questo momento. Sono le dieci di sera, è buio. Il cielo non è ancora completamente scuro, c’è silenzio. Anche il silenzio è molto materiale – un piccolo appartamento nel quale vivo da una quindicina d’anni, qualche sigaretta – che non riesco a impedirmi di fumare -, qualche libro – che non riesco a impedirmi di aprire -. In fondo, curiosamente, la solitudine si popola molto in fretta. La solitudine è anzitutto questo: uno stato materiale. Che nessuno venga. Che nessuno venga là dove uno è. Forse, nemmeno se stesso. Ma, per rispondere alla sua domanda, la solitudine è più una grazia che una maledizione. Nonostante molti la vivano diversamente. Succede alla solitudine come alla follia: ci sono due follie, come ci sono due solitudini. C’è una follia subita… subita da chi la vive. Questa non è invidiabile ne felice. E’ nera e basta. Nient’altro che nera, pesante. Così, c’è una solitudine cattiva. una solitudine d’abbandono, in cui uno si scropre abbandonato… magari da sempre. Questa solitudine non è quella di cui parlo nei miei libri. non è quella che io abito, e non è in essa che mi piace entrare, anche se, come a chiunque, mi è capitato di conoscerla. E’ l’altra la solitudine che frequento, ed è di quest’altra che parlo, quasi da innamorato.
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Se vogliamo trasmettere qualcosa in questa vita, è possibile con la presenza, molto più che con la lingua e la parola. La parola deve sopraggiungere in certi momenti, ma quello che istruisce, che dona è la presenza. E’ lei che silenziosamente agisce. Per esempio, un innamorato non potrà convincermi delle grazie e delle virtù della sua amata. In compenso, quello che può fare è di essere talmente pervaso, talmente portato da quell’amore, che delle onde si trasmettono da lui a me e provocano uno stupore, poi una sorta di gioia trasmessa indirettamente e allora, forse, il desiderio di amare a mia volta. Credo che uno sia contagioso di per sé. E’ la stessa cosa che avverto anche nei libri. I libri trasmettono la persona che li ha scritti. Trasmettono il suo respiro. (CHRISTIAN BOBIN)
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