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Codice Prodotto: 906 Categorie: , Anno

Autore Arnold Mindell

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Descrizione

ARNOLD MINDELL – LETTERA A CARL GUSTAV JUNG

Nel giorno del suo centoventicinquesimo compleanno
Marzo 2011 AnimaMundi Edizioni – trad dall’originale A Letter to C.G. Jung, on his 125th Birthday
segue Intervista ad Arnold Mindell di Tomasz Stawiszynski
dal libro:

«Non sempre le persone possono sedere sulle poltrone di uno studio, alcuni di loro giacciono negli ospedali in stato comatoso. Alcuni sono arrabbiati e vogliono lottare e uccidersi l’uno con l’altro. […] Nessuna psicologia vuole uscire per strada e trattare con la gente quando è di umore terribile.

La maggior parte della psicologia afferma: “Siate gentili gli uni con gli altri, mediate in modo gentile”, ma questo non funziona sempre! […] Abbiamo bisogno di diversi tipi di psicologia, abbiamo bisogno di un sacco di cose diverse, proprio come abbiamo bisogno di gente che dubita. Sto cercando nuovi tipi di leader e anziani che accettino coloro che dubitano, che accettino la gente che non è d’accordo su niente. Questo è ciò che mi interessa».

«Qualche mattina qui, sulla costa dell’Oregon, il sole splende come oggi, qualche volta c’è tempesta. Quindi, se segui i tuoi processi il tempo cambia, non è sempre lo stesso. Potrei dire che siamo esattamente come la natura. La nostra mente, la nostra mente di tutti i giorni è molto quadrata, molto lineare e non riesce a comprendere che le cose possono cambiare in modi inattesi e possono farlo così rapidamente».

«La paura delle emozioni è una delle ragioni essenziali alla base del razzismo involontario, dilagante nelle culture bianche, non soltanto della tua epoca, ma anche della mia. Mi capisci, ne sono sicuro; la psicologia non è solo una scienza! È anche politica. Se hai paura delle emozioni hai paura di stati alterati di coscienza e, quindi, marginalizzi le culture la cui spiritualità si basa su questi stati”La paura delle emozioni è una delle ragioni essenziali alla base del razzismo involontario, dilagante nelle culture bianche, non soltanto della tua epoca, ma anche della mia. Mi capisci, ne sono sicuro; la psicologia non è solo una scienza! È anche politica. Se hai paura delle emozioni hai paura di stati alterati di coscienza e, quindi, marginalizzi le culture la cui spiritualità si basa su questi stati».

«Non posso davvero biasimarti per aver pensato che i gruppi fossero pericolosi e meno consapevoli degli individui. Come europeo del tuo tempo, avevi una tendenza naturale a sminuire i gruppi come se fossero “primitivi”. Ma questo modo di pensare, come ho già detto, porta al razzismo, per non parlare del sessismo, dell’omofobia e di tutti gli altri “ismi”. So che nel tuo cuore non avevi pregiudizi ma, vedi, se tu li eviti, i gruppi e quelli che si sentono marginalizzati non avranno mai la possibilità di farti acquisire consapevolezza. Evitando i gruppi, eviti parti di te stesso che hai inconsciamente marginalizzato, ed eviti persone reali che potrebbero aiutarti, personalmente, e nella tua relazione con il mondo».

Arnold Mindell è nato negli Stati Uniti nel 1940. Ha conseguito un Master in Fisica al Massachussets Institute of Technology (MIT) di Cambridge e, arrivato a Zurigo per proseguire gli studi scientifici, si è invece appassionato alla psicanalisi. È diventato un quotato analista junghiano, ma si è poi allontanato – negli anni Settanta – dalle teorie del maestro per lavorare sui sintomi corporei e sul sogno. Ha così elaborato, grazie anche a concetti attinti dallo sciamanesimo e dal Taoismo, un originale approccio terapeutico internazionalmente noto come Process Oriented Psychology (Process work). Ha in seguito ulteriormente modificato la propria metodologia, conferendo alla terapia una dimensione sovraindividuale, attenta alle componenti sociali e politiche, arrivando così a gestire la conflittualità in gruppi numerosi ed estremamente eterogenei (worldwork) seguendo il principio della deep democracy. Ha scritto una ventina di libri e alterna il lavoro di docente e terapeuta a Portland in Oregon – dove risiede con la moglie Amy, sua collaboratrice – a seminari e lavori terapeutici tenuti in tutto il mondo. Ultimamente è tornato ad interessarsi di fisica quantistica e a cercare connessioni tra quest’ultima, la sua pratica terapeutica e l’ambiente.

Tomasz Stawiszynski (1978) è Dottore di ricerca in Filosofia all’Università di Varsavia (Polonia), dove vive, studioso del pensiero junghiano e post-junghiano e giornalista per Newsweek Polska, edizione polacca di Newsweek. Ha pubblicato inoltre due libri di poesie, “Nie ma takiego imienia” (“Nessun nome simile”), pubblicato da Magazyn Literacki, Varsavia, 1999, e “Rzecz ciemna” (“Cosa scura”), published by Wydawnictwo Nowy Swiat, Warsaw, 2002

Informazioni aggiuntive

Peso 1 kg
Autore / Autrice

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