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È l’8 settembre 1981 quando Maria Lai decide di “legare insieme” le case di Ulassai, sua terra natia nell’entroterra sardo.
Le case e i suoi abitanti, che vivono a ridosso del monte e circondati da un teatro di rocce, sono i protagonisti della prima opera relazionale realizzata in Italia. Maria Lai crea un’opera che coinvolga tutto il paese e sia compiuta dai suoi concittadini. L’idea è quella di unire tutte le case tra loro con un nastro, che poi verrà legato alla montagna sovrastante, come simbolo di complicità tra gli uomini in relazione con la natura e l’arte.

Si tratta di un intervento totalmente inedito che nasce ascoltando la gente. Quando Maria Lai intervista gli abitanti di Ulassai, comprende attraverso il dialogo i rapporti che intercorrono tra di loro, i legami, i rancori e persino gli amori e si rende conto di dover superare l’ostacolo della diffidenza. L’artista decide così di palesare i legami che uniscono il paese e che il nastro passerà in modo diverso a seconda del rapporto che intercorre tra le famiglie, tra casa e casa. Se c’è un vincolo di parentela e di affetto, al nastro si aggiungerà un pane della festa; se esistono legami di amicizia si farà un nodo; se invece ci sono motivi di rancore basterà solo il nastro, senza nessun altro segno.

Il volume Maria Lai. Legarsi alla montagna ci fa immergere in questa indimenticabile performance collettiva di Maria Lai di quarant’anni fa attraverso le intense fotografie di Piero Berengo Gardin che documentò l’evento, su alcune delle quali l’artista sarda è intervenuta con un pennarello azzurro trasformando le immagini e declinando in maniera coinvolgente la sua opera dal vivo a Ulassai.

La pubblicazione è presentata in versione bilingue italiano/inglese, in coedizione con la Fondazione Maria Lai.

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Descrizione

Piero Berengo Gardin (Venezia 1933, Roma 2009). Architetto, regista, storico e critico della fotografia, giornalista, musicofilo, un intellettuale eclettico, anomalo e modernissimo, mai sazio della disciplina in cui esercitava, era quasi impossibile per lui scegliere fra le tante passioni, diventate strumenti indispensabili del suo lavoro.
In Rai dal 1969, è stato autore e regista di documentari multipremiati di architettura su Palladio, Tiziano, Alvar Aalto e il designer Tapio Wirkkala, di musica con Outis, l’opera di Luciano Berio, sull’arte con i programmi “Museo e città”, “Grandi mostre medicee di Firenze”, “Paul Klee”, e di fotografia con il popolare programma a puntate “L’Italia nel cassetto”. Per le edizioni Contrasto ha curato la traduzione del diario di Robert Capa, Fuori fuoco.
Docente di Storia e tecnica della fotografia al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e di Fotografia, televisione e ambiente urbano alla Facoltà di Architettura all’Università La Sapienza di Roma, è stato critico fotografico per i quotidiani «Il Messaggero», «Paese Sera» e il «Secolo XIX».

Elena Pontiggia insegna Storia dell’arte all’Accademia di Brera e al Politecnico di Milano. Collabora come critico d’arte a vari giornali e riviste. Dal 2011 scrive su “La Stampa”. Si occupa in particolare dell’arte italiana e internazionale fra le due guerre e del rapporto tra modernità e classicità. Si interessa agli scritti di poetica, pubblicando i principali testi teorici degli artisti, da Cézanne e dalle avanguardie, fino a Pollock. Dal 2001 fa parte del Comitato Scientifico della Fondazione Stelline di Milano. In precedenza ha fatto parte del Comitato Scientifico del Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano (fino al 1993) e del Consiglio d’amministrazione della Quadriennale di Roma (dal 2002 al 2006).

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ITA / ENG

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