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(AnimaMundi Edizioni, Giugno 2014) – Traduzione di Maddalena Cavalleri – Testo originale francese a fronte

Ho sempre scritto solo così: trasportato da qualcosa di più leggero di me, in braccio alla vita brulicante, allo sfavillante vocio del vivere. Ci vuole tempo per raggiungere l’innocenza del giorno. Ci vuole tempo per giungere alla semplicità di una lingua. Ci vuole tempo per imparare e ancora più tempo per ridere di ciò che si è appena imparato. Ridere del proprio sapere come della propria ignoranza. Ridere con la primavera negli occhi, l’infanzia nella voce, la pioggia nei libri. Perché nei libri piove. Una pioggia sottile scivola sulle pagine, scende sul cuore.

dall’introduzione al libro di Gianfranco Bertagni

Vi sono autori riguardo ai quali il leggerli è quasi un offenderli, uno sporcarli. C’è una purezza che ad accostarla troppo ti fa sentire indegno nell’intrattenere una qualche forma di rapporto – anche pure di distanza – con essa. Tra questi autori, sicuramente vi è Christian Bobin. La cui scrittura riesce a raggiungere un’altezza, che è altezza sottile prima che letteraria, giunge a trasformarsi in un’elogio tale della semplicità che ad avvicinarla, l’esito non è, come ci si aspetterebbe, un conclusivo ristoro in se stessi, ma primariamente un principio di tremore, quel senso del tremendum che è proprio dell’accostamento al sacro. In questo caso la sacralità dell’assolutamente manifesto e nudo darsi dell’evento.

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Codice Prodotto: 148916 Categorie: , , Tag Anno 2015 Collana Scrittura nuda

Autore Christian Bobin

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Descrizione

(AnimaMundi Edizioni, Giugno 2014) – Traduzione di Maddalena Cavalleri – Testo originale francese a fronte

Ho sempre scritto solo così: trasportato da qualcosa di più leggero di me, in braccio alla vita brulicante, allo sfavillante vocio del vivere. Ci vuole tempo per raggiungere l’innocenza del giorno. Ci vuole tempo per giungere alla semplicità di una lingua. Ci vuole tempo per imparare e ancora più tempo per ridere di ciò che si è appena imparato. Ridere del proprio sapere come della propria ignoranza. Ridere con la primavera negli occhi, l’infanzia nella voce, la pioggia nei libri. Perché nei libri piove. Una pioggia sottile scivola sulle pagine, scende sul cuore.

dall’introduzione al libro di Gianfranco Bertagni

Vi sono autori riguardo ai quali il leggerli è quasi un offenderli, uno sporcarli. C’è una purezza che ad accostarla troppo ti fa sentire indegno nell’intrattenere una qualche forma di rapporto – anche pure di distanza – con essa. Tra questi autori, sicuramente vi è Christian Bobin. La cui scrittura riesce a raggiungere un’altezza, che è altezza sottile prima che letteraria, giunge a trasformarsi in un’elogio tale della semplicità che ad avvicinarla, l’esito non è, come ci si aspetterebbe, un conclusivo ristoro in se stessi, ma primariamente un principio di tremore, quel senso del tremendum che è proprio dell’accostamento al sacro. In questo caso la sacralità dell’assolutamente manifesto e nudo darsi dell’evento.

ESTRATTI dal libro

Un uomo arriva in paradiso. Chiede a un angelo di mostrargli la strada che i suoi passi hanno disegnato sulla terra. Per curiosità. Per infantile desiderio di vedere e di sapere. Niente di più semplice, dice l’angelo, vai verso la finestra e guarda. L’uomo accosta il viso al vetro e contempla le orme dei suoi passi sulla terra, dall’infanzia fino al suo ultimo respiro. Una cosa lo colpisce: a volte le orme non ci sono più. A volte la strada si interrompe e riprende solo molto più lontano. Quelle assenze, dice l’angelo, corrispondono ai giorni in cui la tua vita era troppo pesante perché tu la potessi portare. Allora ti prendevo in braccio, fino al giorno dopo, quando ritornava la gioia – e con lei le forze.

Ancora lettere oggi, tutti i tipi di frasi,  mescolate alle tue . A volte rispondo a volte no. È come il telefono, suona lo guardo suonare. Ci sono giorni in cui non sono nel mio nome, nel mio sangue, nei miei occhi, giorni settimane, mesi. Lascio che le lettere parlino, che il telefono strilli. È una questione di buon senso. Posso rispondere soltanto alla presenza di me stesso. Non c’è nient’altro da fare quando non ci sono, quando la mano dell’angelo è sulla mia bocca.

A chi parliamo quando scriviamo. Non lo so. Credo sia impossibile saperlo. Colei a cui scriviamo è alla fine delle nostre parole come il giorno è ai confini della notte, come la febbre è all’estremo del silenzio. Le parole le vanno incontro perché lei possa accoglierle nelle sue mani calme, per restituirle a qualcosa di più di se stessa – a chi non si sa. “Ti scrivo” vuol dire: scrivo a qualcosa di più di te ma “quel di più” passa attraverso di te.

Non c’è altra leggerezza Nella se non quella dei gesti che liberano la vita quotidiana, senza pretese, senza porsi domande, come quando sciogliamo dei lacci, piano piano lentamente soprattutto senza l’impazienza perché faremmo subito altri nodi. Nessun’altra grazia che questa che è la sola che abbiamo, la vita, il quotidiano, la vita.

Parlo dell’anima

Potrei dire il corpo

Il legno di questo tavolo

o il tessuto dei tuoi vestiti

potrei dire ogni cosa

L’anima non è altro che l’invisibile

e l’invisibile è tutto ciò che vediamo

o piuttosto tutto ciò che sotto i nostri occhi

chiede di essere visto

dispera di essere visto

chiama chiama chiama

 

I lettori di Christian Bobin ci scrivono:

“Grazie per il dono dei suoi libri. Nel mio cammino, hanno l’effetto di una ubriacatura!” (C.T.)

“Leggere i libri di Christian Bobin è un arricchimento personale, non un arricchimento di parole ma un arricchimento di Silenzio, quello che serve per ascoltarci dentro, per udire i tentativi di volo dell’angelo che abbiamo chiuso dentro un’esistenza che rifiuta il mistero e il sacro già presenti nell’ordinario. Leggere i libri di Bobin è pregare”. (E.A.)

“Per me i libri di Bobin sono delle ‘immersioni’ e, dunque, non puoi veramente ‘restarci’: anche se vorresti! Mi immergo laddove scorgo qualcosa che mi sembra di riconoscere, la sfioro – ripetutamente (in più immersioni!) – e riemergo. Due calamite mi attraggono: la superficie, per (sopra)vvivere, la profondità, per vivere.” (N.L.)

Informazioni aggiuntive

Peso 1 kg
Autore / Autrice

Anno

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Bobin: «Scrivere è sfiorare il silenzio»  da Avvenire.it

http://www.avvenire.it/Cultura/Pagine/BOBIN-.aspx