Paesaggio con fratello rotto. Ediz. multilingue. Con DVD
Versione Standard€16.00
di Mariangela Gualtieri, Cesare Ronconi, Teatro Valdoca
“In quest’opera c’è il ritratto, l’istantanea, di qualcosa di attuale e invisibile. C’è un dolore che sembra riguardare soprattutto l’occidente: la spaccatura micidiale fra noi e l’anima del mondo, quell’energia intuita e sempre tradita, che ci tiene vivi. Questa “anima del mondo”, questo pezzo di brace cosmica che brucia nella terra e in ognuno di noi, è ciò che viene fotografato in questa opera. È anche fotografata la distanza fra ciò che sentiamo e il modo in cui viviamo, fra il nostro dentro e il nostro fuori, per dirla semplicemente. “Come siamo andati lontano da ciò che ci tiene in vita!” grida la filosofia. Qui appunto si fotografa quella lontananza. Non abbiamo smesso di credere nella forza della poesia, di pensare a uno spettacolo anche come atto di resistenza contro la Signoria Attuale. Che cosa sia questa Signoria Attuale in parte tutti lo sappiamo e in parte non lo sapremo mai: una forza, comunque, che tenta di fare di noi un ovile muto, di deprimere la nostra vivezza, di metterci sulla schiena pesi schiaccianti. Ci guardiamo intorno e scorgiamo ovunque segni invasivi di questa forza indebolente. Pochi chilometri più in là la vediamo all’opera coi suoi morti ammazzati e bombardati. Ecco, ci muove una voglia d’esortazione, una paura, una pietà. Soprattutto la voglia di tenerci ben desti, di pronunciare parole troppo taciute, di cantare e ballare con la potenza disarmata dei bambini.” (Mariangela Gualtieri)
Esaurito
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Versione Standard
È un respiro largo quello che attraversa quest’ultima raccolta poetica di Mariangela Gualtieri, fatto del ritmo delle stagioni e delle generazioni, ascolto del silenzio, risveglio primaverile della terra, ebbrezza di vita connessa a ogni forma della natura. Ma nel libro non manca il lato ombroso, il vento che scuote, le “formiche mentali” che intasano la testa e impediscono il senso più leggero e più compiuto della gioia. Dunque le poesie di queste pagine sono anche luogo alto di raccoglimento sulla trama e le connessioni del mondo sensibile, attraverso la parola ma anche attraverso lo “stare fermo” del corpo o lo sguardo sulle cose dato dalla lente di un microscopio. Lo “stile semplice” della Gualtieri è il punto d’arrivo di questo percorso spirituale e il punto di forza della sua più recente poesia. Uno stile semplice ma ricchissimo di risonanze letterarie, da Bruno Schulz, al quale è dedicata un’intera sezione, ad altri autori amati con i quali la poetessa intreccia versi e parole in una sorta di grande e potente preghiera collettiva.
€13.00Autore : Mariangela Gualtieri
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Versione Standard
Per la prima volta Mariangela Gualtieri ha scritto una raccolta poetica fortemente strutturata, con un ritmo meno magmatico delle precedenti, scandito da sezioni che articolano il libro alternando temi e toni diversi, in particolare il canto gioioso, quasi francescano, della natura e la riflessione sulle cose umane, sullo strappo del tempo, sul momento finale, più misterioso che triste, che trasforma il niente in “un niente più grande”. In realtà le cinque sezioni del libro, se danno una sensazione di maggiore classicità (come i cinque atti del teatro antico), sono legatissime fra loro, in parte concatenate, in parte attraversate da fili addirittura lessicali, e proseguono fedelmente il discorso poetico dell’autrice, sempre fortemente ispirato. Non mancano dunque scissioni interiori, proliferare di voci profonde e laceranti, come nelle raccolte passate, ma la prospettiva trascendente è perlopiù proiettata all’esterno, su un albero, sull’aria che sta fra i corpi, sul silenzio che lega le cose. E questa prospettiva, in misura ancora maggiore che in “Senza polvere senza peso”, traccia un percorso di felicità istintivo e infuocato, ma nello stesso tempo pacificante. Anche a livello metrico il libro mostra un rapporto più pacato con la tradizione, con una forte disseminazione di endecasillabi e altri versi regolari, senza perdere il senso più profondo dell’originaria aggressività.
€12.50Autore : Mariangela Gualtieri
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Sull’invidia e la sua cura. C’è una nota che accomuna molte forme di malessere non inevitabile che affliggono la nostra società: l’urgenza di rieducare le nostre passioni e i nostri sentimenti. Una passione da rieducare presto è l’invidia, tra le più devastanti in ogni cultura, molto pericolosa nei tempi di crisi […] La cura dell’invidia è la stima, che però è un bene sempre più scarso nelle nostre società, e quindi sempre più prezioso. La ‘domanda’ di stima cresce, ma non c’è sufficiente ‘offerta’ poiché siamo tutti intenti a cercarla e non abbiamo tempo e risorse per offrirla agli altri che, come noi, la cercano, la desiderano, la agognano […] La stima è faccenda di gratuità, non solo perché non può essere comprata ne venduta, ma perché può solo essere donata liberamente e sinceramente. La sincerità infatti è essenziale: se colui al quale esprimo la mia stima percepisce o pensa che gli sto comunicando la mia stima solo per farlo felice o, magari, per pietà, la gioia della stima vera si tramuta nel suo opposto. L’esigenza di verità prevale sul bisogno di stima […] La stima è un processo, un cammino accidentato e fragile[…]
Molte persone che ci appaiono non meritevoli di stima, in realtà, se fossero viste con gli occhi giusti, rivelerebbero almeno un aspetto di verità, bontà e bellezza che potrebbe diventare una via di accesso alla stima. Ma questi ‘occhi’, questi sguardi profondi nell’anima altrui, sono troppo rari nella nostra società […] Ho avuto il dono di avere per amici alcune persone che hanno stimato delle cose belle in me ancor prima che io stesso mi accorgessi della loro presenza: la loro stima le ha fatte fiorire e maturare. Questa stima profonda ha la capacità di trasformare i ‘non ancora’ in ‘già’. Nelle persone ci sono troppe dimensioni di bellezza, verità e bontà che appassiscono e muoiono perché non trovano occhi capaci di vederle, amarle e farle risorgere. (Luigino Bruni, dal libro “La foresta e l’albero“)
La cultura delle grandi imprese sta occupando il nostro tempo. È da questa constatazione che procede il saggio del noto economista Luigino Bruni. Le categorie, il linguaggio, i valori e le virtù delle multinazionali stanno creando e offrendo una grammatica universale che descrive tutte le storie individuali e collettive ‘vincenti’. Le parole del ‘business’ e le sue virtù stanno diventando le buone parole e le virtù dell’intera vita sociale: nella politica, nella sanità, nella scuola. Merito, efficienza, competizione, leadership, innovazione, sono ormai le uniche parole buone nella nostra società. In mancanza di altri luoghi forti capaci di produrre altra cultura e altri valori, le virtù delle imprese si presentano come le sole da riconoscere e coltivare fin da bambini. Ma le imprese non possono né devono generare tutti i valori sociali o l’intero bene comune. Ieri, oggi, sempre, ci sono virtù essenziali alla buona formazione del carattere delle persone, che vengono prima delle virtù economiche e di quelle dell’impresa.
€10.00Anno : 2016Autore : Luigino Bruni
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Versione Standard€10.00Anno : 2008Autore : Christian Bobin
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“È difficile nel vocìo della nostra “civiltà” che prova orrore per il vuoto e il silenzio ascoltare la breve frase che, da sola, può far vacillare una vita: “Dove corri?”” La brevissima e celebre frase di Silesius, posta a titolo del libro, è forse quella più ignorata, perché tenue, quasi incerta filtra tra le pieghe delle nostre affannate quotidianità. È illusoria, ingannevole, ma appare spesso più sbrigativa la via della fuga. “Dove corri?”, ripete nel segreto, nell’intimo la piccola voce. E se provassimo a fermarci o cambiassimo, non potrebbe rivelarsi allora l’inatteso, l’insospettato? Ciò andiamo cercando all’esterno, attende di nascere in no
€13.00Autore : Christiane Singer
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Versione StandardChandra Livia Candiani mi sembra inventi, prima di tutto, una grammatica, una sintassi, una relazione tra le parole, una punteggiatura, che è la cosa più bella e più difficile che possa fare un poeta.Paolo Nori«Le poesie di Vista dalla luna parlano di una bambina che si chiama Io. Viene dalla luna perché così le ha detto la madre nei cui ricordi lei non c’è mai. Uno sguardo lunare, uno sguardo di visioni e di distanze l’aiuta a scampare. Una bambina senza tana, fa tana nel sogno. Non è stata sognata, ma ora lei sogna il mondo, sogna gli altri. Queste poesie non fanno appello alle emozioni, ma alle visioni, alla nostra capacità di vedere oltre l’opacità dei fatti, al nostro essere profeti della realtà. (…) La porta è una lunga poesia, una poesia di settantasei pagine. C’è un’infanzia minacciata, c’è il tentativo di salvarsi senza pronunciare parole, orientandosi coi nomi dei fiori, costruendo creature di neve, lasciandosi guidare da animali disegnati. Perché la poesia è un sostegno leggerissimo, quasi impalpabile e salvala vita».
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