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Christian Bobin è nato nel 1951 a Le Creusot, città della Francia centro-orientale. È molto conosciuto nel suo Paese per la sua scrittura intensa e poetica che riconduce colui che legge agli aspetti fondanti dell’esistenza. Con Une petite robe de fête (Mille candele danzanti) nel 1991, raggiunge il successo, restando tuttavia un autore discreto, che rifugge gli ambienti letterari, “innamorato del silenzio e delle rose”.

alcuni passaggi dal libro:

“La scrittura è una zingara che si accampa a casa mia a intervalli irregolari, che parte senza preavvertirmi. È un suo diritto che mi lasci senza alcuna spiegazione, senza discutere le ragioni della sua partenza, senza pretendere di addolcirla con ragioni che finirebbero per rivelarsi false, è un diritto elementare di coloro che amo. A coloro che amo, io non chiedo nulla. A coloro che amo chiedo solo di sentirsi liberi da me e di nonrendermi mai conto di ciò che fanno o di ciò che non fanno, e, naturalmente di non esigere mai una cosa simile da me. L’amore funziona solo con la libertà. La libertà funziona solo con l’amore.”

“Non ho mai un piano, nessun metodo. Non ci sono più regole per scricere di quante ce ne siano per amare. In ambedue i casi bisogna inoltrarsi soli e spogli di consigli, senza la convinzione che esistano convenzioni da rispettare, conoscenze da possedere.”

“Le ragioni non hanno mai orientato la mia vita. Le lasciavo passare come si lascia passare un’acquazzone, rifugiandosi sotto il portico di una casa, e ritornavo poi al mio umore vagabondo.”

“I bambini sono le sole persone grandi che io conosca. I bambini sono gente di viaggio, anime di grandi spostamenti.”

“L’amore è quando qualcuno ci riconduce a casa, quando l’anima ritorna al corpo, stremata dopo anni di assenza.”

“Soltanto nella misura in cui si oppone all’organizzazione utilitaristica della vita, l’artista può raggiungere coloro che vi devono sottostare: egli è come colui al quale si chiede di custodire la casa durante la nostra assenza. Il suo lavoro consiste nel non lavorare e nel vigilare sulla parte infantile della nostra vita che non può mai essere confinata in alcunchè di utilitaristico.”

 

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Codice Prodotto: 972 Categorie: , Anno

Autore Christian Bobin

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Descrizione

Consumazione, un temporale
(AnimaMundi Edizioni / Servitium, dicembre 2014)
I ed. italiana, Servitium, 2006

Un libro senza progetto fatto per accogliervi la vita, perché l’evento che ha accecato l’autore per la prima volta nella vita ritorni una seconda volta per abbagliarlo sulle pagine.
«Un evento nella vita – dice Bobin – è una casa con tre porte separate: morire, amare, nascere. Non si può entrare se non varcando le tre porte simultaneamente. È impossibile, ma questo avviene».
Bobin è un autore particolare che sembra indifferente a tutto ciò che appartiene all’ordine del sapere. La persona viva che ripetutamente evoca è il bambino, colui che ama, che gioca ad amare, che non deve giustificare le proprie azioni. Nessun autentico incontro può avvenire fuori dall’amore, ma nessun amore è possibile se non comincia dalla spogliazione del proprio io, dal ristabilire dentro di sé il silenzio che prelude all’accoglienza.

L’autore
Christian Bobin è nato nel 1951 a Le Creusot, città della Francia centro-orientale. È molto conosciuto nel suo Paese per la sua scrittura intensa e poetica che riconduce colui che legge agli aspetti fondanti dell’esistenza. Con Une petite robe de fête (Mille candele danzanti) nel 1991, raggiunge il successo, restando tuttavia un autore discreto, che rifugge gli ambienti letterari, “innamorato del silenzio e delle rose”. AnimaMundi ha pubblicato nel 2012 il suo Autoritratto al radiatore, nel 2013 Folli i miei passi (coedizione con Socrates Ed.), nel 2014 Sovranità del vuoto.

Estratti…

 

“Non penso mai a ciò che accadrà domani. E’ successo qualcosa. Qualcosa è accaduto di cui ignoro tutto. E il libro che vorrei scrivere è per dire questa cosa. Non so se raggiungerò lo scopo. Gli scrittori che sanno già in anticipo ciò che il loro libro sarà, non sono degli scrittori ma creature di Dio colpite dalla follia del razionale, della serietà, del dovere da compiere. Io non ho doveri da compiere. Ho un libro da fare per la luce che mi darà.”

“La scrittura è una zingara che si accampa a casa mia a intervalli irregolari, che parte senza preavvertirmi. È un suo diritto che mi lasci senza alcuna spiegazione, senza discutere le ragioni della sua partenza, senza pretendere di addolcirla con ragioni che finirebbero per rivelarsi false, è un diritto elementare di coloro che amo. A coloro che amo, io non chiedo nulla. A coloro che amo chiedo solo di sentirsi liberi da me e di nonrendermi mai conto di ciò che fanno o di ciò che non fanno, e, naturalmente di non esigere mai una cosa simile da me. L’amore funziona solo con la libertà. La libertà funziona solo con l’amore.”

“Non ho mai un piano, nessun metodo. Non ci sono più regole per scricere di quante ce ne siano per amare. In ambedue i casi bisogna inoltrarsi soli e spogli di consigli, senza la convinzione che esistano convenzioni da rispettare, conoscenze da possedere.”

“Le ragioni non hanno mai orientato la mia vita. Le lasciavo passare come si lascia passare un’acquazzone, rifugiandosi sotto il portico di una casa, e ritornavo poi al mio umore vagabondo.”

“I bambini sono le sole persone grandi che io conosca. I bambini sono gente di viaggio, anime di grandi spostamenti.”

“L’amore è quando qualcuno ci riconduce a casa, quando l’anima ritorna al corpo, stremata dopo anni di assenza.”

“Soltanto nella misura in cui si oppone all’organizzazione utilitaristica della vita, l’artista può raggiungere coloro che vi devono sottostare: egli è come colui al quale si chiede di custodire la casa durante la nostra assenza. Il suo lavoro consiste nel non lavorare e nel vigilare sulla parte infantile della nostra vita che non può mai essere confinata in alcunchè di utilitaristico.”

“Io penso ogni giorno alla morte vicina. Non è un pensiero del futuro, è un pensiero del presente. E’ il pensiero meno morboso che ci sia. Vivere nella vicinanza dell’ombra riflessa del morire, è una realtà che posso riassumere in una parola, in un atteggiamento di fondo: ridere. La vita mi ribalta come un foglio di seta così fine che uno sguardo troppo pesante basterebbe a strapparlo. La vita mi ricolma anche quando minacciata. La lacerazione mi dà gioia e riso.”

“La parola “amore” è come la parola “Dio”: io non la uso per dare un nome a qualcosa. Lo faccio per proteggere provvisoriamente ciò a cui non so dare un nome, per avvolgere questo qualcosa di silenzio, per frapporre fra questo qualcosa e qualsiasi intelligenza convenzionale uno spazio invalicabile, affinchè quanto percepiamo sotto quei nomi, possiamo continuare a percepirlo, ma con più forza e pienezza.”

Informazioni aggiuntive

Peso 1 kg
Autore / Autrice

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