Le porte della percezione. Paradiso e Inferno
Versione Standard€12.00
In StockNel 1953 Aldous Huxley sperimentò gli effetti della mescalina, una droga ben nota agli indiani del Messico. In uno stato di allucinazione, lo scrittore arriva a vedere una nuova essenza delle cose, in un mondo in cui le categorie di spazio e di tempo non predominano più e nel quale tutto ciò che gli accade è scisso da ogni sensazione utilitaristica.
La natura dell’uomo e delle cose appare così sotto una luce nuova, arricchita di elementi altrimenti inconoscibili che Huxley riferisce invitando il lettore a liberarsi dai condizionamenti culturali per aprirsi alle infinite frontiere della creatività.
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Versione Standard
“I numeri non li capisco e neanche le misure. So che in una cassetta alta di legno ci stanno dodici chili di patate, in una bassa otto. Se il secchio rosso lo faccio pieno, di pomodori ce ne stanno sette chili, all’incirca, se lo faccio a metà, quattro, più o meno. ‘Quanto le fa al chilo le zucche?’ Io non lo so quanto le faccio le zucche al chilo. Una piccola tre euro, quella media cinque, grande dieci. Questa è la mia misura. Non vendo a peso, vendo a buon senso, a cuore, a occhio, talvolta a circostanza, a baratto, a regalo. Se il catino azzurro è pieno fino all’orlo ha piovuto molto, è stato temporale. Se è asciutto e non conta neanche una goccia avanzata, è molto che non piove. La febbre la misuro in brividi, in brividi e coperte. Una coperta, 37,5 gradi; due, sale verso i 38; due più le ginocchia al petto si superano i 38; due più le ginocchia al petto e la conta di tutte le mie persone, è febbre altissima: bisogna cercare riparo. Non sono alternativa, sono nata contadina.”
Francesca Pachetti
€15.00Editore : PentàgoraAutore : Francesca Pachetti
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Versione Standard€6.00Autore : Chandra Livia CandianiAnno : 2017Tipologia : Libro
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Versione Standard
“Nel segreto di una lapide misconosciuta affiorano i desideri, le alleanze e le tensioni che animano la vita di una comunità nel corso del XVIII secolo. Il libro racconta un processo di invenzione della tradizione, mostra la forma interna delle parentele e la loro segmentazione interna, parla di scritture domestiche, soprannomi collettivi, politiche del prestigio e strategie familiari per l’accesso alle risorse comuni. Un saggio di antropologia storica.”
Massimo Angelini
€14.00Editore : PentàgoraAutore : Massimo Angelini
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Christian BobinVersione Standard
SOLITUDINE: DESERTO O GIARDINO? AUTORI VARI TRA CUI: ENZO BIANCHI, CHRISTIAN BOBIN, XAVIER LACROIX…
L’amare è, per lungo spazio e ampio fino entro il cuore della vita, solitudine, più intensa e approfondita solitudine per colui che ama”. Così scrive Rilke, perché la solitudine non esclude l’amore, anzi permette a questo di costruirsi in verità, oltre un possibile culto dell’amore, oltre l’illusione che la relazione con l’altro possa dispensarci dal renderci consapevoli di noi stessi. I testi qui raccolti trattano da vari punti di vista di questo essenziale esercizio spirituale, e possono offrire spunti affinché nel quotidiano e anche faticoso assumere la propria solitudine, con le sue ambivalenze, impariamo ad aprirci a tutte le dimensioni dell’amore, arrivando a coniugare amore e libertà.
Edizioni Qiqajon (Comunità di Bose)
ALCUNI ESTRATTI
Marie de Solemne: Preferirebbe parlare della solitudine come di una grazia o di una maledizione?
Christian Bobin: Innanzitutto ne parlerei piuttosto nella sua materialità. Prima di essere uno stato mentale o affettivo, la solitudine è una materia. Per esempio è proprio la materia che ho sotto gli occhi in questo momento. Sono le dieci di sera, è buio. Il cielo non è ancora completamente scuro, c’è silenzio. Anche il silenzio è molto materiale – un piccolo appartamento nel quale vivo da una quindicina d’anni, qualche sigaretta – che non riesco a impedirmi di fumare -, qualche libro – che non riesco a impedirmi di aprire -. In fondo, curiosamente, la solitudine si popola molto in fretta. La solitudine è anzitutto questo: uno stato materiale. Che nessuno venga. Che nessuno venga là dove uno è. Forse, nemmeno se stesso. Ma, per rispondere alla sua domanda, la solitudine è più una grazia che una maledizione. Nonostante molti la vivano diversamente. Succede alla solitudine come alla follia: ci sono due follie, come ci sono due solitudini. C’è una follia subita… subita da chi la vive. Questa non è invidiabile ne felice. E’ nera e basta. Nient’altro che nera, pesante. Così, c’è una solitudine cattiva. una solitudine d’abbandono, in cui uno si scropre abbandonato… magari da sempre. Questa solitudine non è quella di cui parlo nei miei libri. non è quella che io abito, e non è in essa che mi piace entrare, anche se, come a chiunque, mi è capitato di conoscerla. E’ l’altra la solitudine che frequento, ed è di quest’altra che parlo, quasi da innamorato.
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Se vogliamo trasmettere qualcosa in questa vita, è possibile con la presenza, molto più che con la lingua e la parola. La parola deve sopraggiungere in certi momenti, ma quello che istruisce, che dona è la presenza. E’ lei che silenziosamente agisce. Per esempio, un innamorato non potrà convincermi delle grazie e delle virtù della sua amata. In compenso, quello che può fare è di essere talmente pervaso, talmente portato da quell’amore, che delle onde si trasmettono da lui a me e provocano uno stupore, poi una sorta di gioia trasmessa indirettamente e allora, forse, il desiderio di amare a mia volta. Credo che uno sia contagioso di per sé. E’ la stessa cosa che avverto anche nei libri. I libri trasmettono la persona che li ha scritti. Trasmettono il suo respiro. (CHRISTIAN BOBIN)
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Versione Standard
[…] Sei tu ancora degno della tua specie
trascina i tuoi muscoli verso i sospiri
tieni stretta la spina
dimentica ciò che vuole la ferita
apri la strada allo sguardo
fai correre via il veleno della vendetta
non è dialettica sempre la vita
occorre la resa, lasciar passare il vento
far maturare la dimenticanza
comincialo tu ora il disarmo del mondo.Versi che ritornano come un mantra, si fanno preghiera, rabbioso monito, denuncia. Versi da maneggiare con cura, custodire, donare, come si fa con le cose rare, fragili e indistruttibili. Una sinfonia di parole che sonda l’esistenza, dalla levità di un battito d’ali di farfalla alla concretezza di un indirizzo in tasca di uno straniero senza nome né vita. Parole che assumono un peso specifico, un equilibrio stabile eppur mutevole come le stagioni, l’animo umano e le suggestioni che affiorano ad ogni lettura. Nella società dell’iperconnessione, della comunicazione coatta, fare manutenzione della solitudine è un atto di coraggio, un imperativo etico. E con il mare in faccia, la solitudine si fa esperienza, vuoto fertile, aprendo le porte al peso vero delle cose. Giuseppe Semeraro restituisce l’essenziale, incrocia parti profonde ed inesplorate del lettore costringendole a venire fuori, gli dà forma, le nutre. Tre preziose frecce al suo arco: l’arte dell’introspezione, l’abilità di ascoltare i mondi del dentro e del fuori e il dono del concreto. La solitudine incontra l’umanità, la moltitudine, ritorna al mondo bagnandosi della sua bellezza, incontra altri occhi e trabocca d’infinito.
dalla postfazione di Francesca Prete
“La manutenzione della solitudine” di Giuseppe Semeraro (Musicaos Editore, collana Poesia, 16) pagine 126, formato 12,7×20,3 cm, isbn 9788894966343
€13.00Autore : Giuseppe Semeraro
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In questo volume della collana del Sentiero, la Guida invita il lettore ad avventurarsi nel più affascinante dei viaggi, quello che conduce dall’isolamento pieno di paura, dovuto all’incapacità di abbandonarsi pienamente ad un rapporto, all’unione totale con l’altro, unione possibile solo quando si è scelto di stare dalla parte della verità e dell’amore.
€17.00Editore : Edizioni CrisalideAutore : Eva PierrakosAnno : 1995
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