Lettera al mio fantasma – piccola epopea dell’assenza

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 Quando dico anima visualizzo la parte di me che cerca la sua luce, che non può sostare nelle reti di un tempo finito, nervoso e compresso, ma che si dilata sopra il conteggio dei giorni, si espande in tutte le direzioni, perché la sua qualità è il movimento. In movimento, quando il corpo è solo una porta che si apre.

In movimento, quando tutto è possibile e chi dice il contrario è già sceso a patti con il suo carceriere.

In movimento, quando non mi siedo nello sguardo di un altro, non occupo il suo accampamento, non bramo le sue stesse conquiste, non combatto la sua guerra.

In movimento, quando lascio che le cose intorno mi parlino nella loro lingua misteriosa, con vocaboli che non conosco, che non traduco, non analizzo. Eppure comprendo. E in questa comprensione senza dizionari sento che mi muovo.

In movimento, quando nelle mani scorre il miracolo, apparecchiare la tavola o asciugare una lacrima.

In movimento, quando la verità non la trovo nella corrispondenza dei significati, ma nella sovversione di un ordine.

Saba Anglana, da “Lettera al mio fantasma

 

*****

Un’artista eclettica come Saba Anglana, impegnata nella musica, nel teatro e nella conduzione radiofonica, ci racconta in queste pagine una vicenda intima e quotidiana che la accompagna fin dalla giovinezza: la presenza continua di un assente, il contatto con il suo “fantasma” che vive accanto a lei. C’è un dialogo costante, nei decenni, con chi non può più né sentire né rispondere (il padre, in questo caso): infatti, chiunque sia, occupa comunque un posto nella vita di chi ha dovuto dirgli addio; ogni giorno, l’assente è destinatario di pensieri e di parole. “La logica del dolore – scrive Anglana – ha leggi più complicate di quelle della biologia e della fisica”: una dopo l’altra, nell’intensità lirica della sua prosa che cede a volte il passo alla poesia, Saba cerca di comprendere la mancanza che nulla può colmare e accarezza le ferite che niente può curare: tutto è perduto, nulla potrà essere ritrovato, eppure…

Un libro preziosissimo, questo, non solo per chi abbia vissuto o stia vivendo il lutto, ma anche e soprattutto per coloro che si interroghino sul significato della provvisorietà di ogni presenza. “Ci sono domande bellissime”, scrive ancora Anglana, e ci conduce a scoprirle a passo di danza.

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Codice Prodotto: N/A Categorie: , , , Anno 2018 Collana Piccole Gigantesche Cose

Autore Saba Anglana

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Descrizione

 

 

Un’artista eclettica come Saba Anglana, impegnata nella musica, nel teatro e nella conduzione radiofonica, ci racconta in queste pagine una vicenda intima e quotidiana che la accompagna fin dalla giovinezza: la presenza continua di un assente, il contatto con il suo “fantasma” che vive accanto a lei. C’è un dialogo costante, nei decenni, con chi non può più né sentire né rispondere (il padre, in questo caso): infatti, chiunque sia, occupa comunque un posto nella vita di chi ha dovuto dirgli addio; ogni giorno, l’assente è destinatario di pensieri e di parole. “La logica del dolore – scrive Anglana – ha leggi più complicate di quelle della biologia e della fisica”: una dopo l’altra, nell’intensità lirica della sua prosa che cede a volte il passo alla poesia, Saba cerca di comprendere la mancanza che nulla può colmare e accarezza le ferite che niente può curare: tutto è perduto, nulla potrà essere ritrovato, eppure…

Un libro preziosissimo, questo, non solo per chi abbia vissuto o stia vivendo il lutto, ma anche e soprattutto per coloro che si interroghino sul significato della provvisorietà di ogni presenza. “Ci sono domande bellissime”, scrive ancora Anglana, e ci conduce a scoprirle a passo di danza.

 

Estratti dal libro:

Mi sono ritrovata spesso ad invidiare la normalità, per stanchezza, per paura. Le ho dato l’aspetto curato di una commessa di un negozio, di una barista dalle unghie finte. Potrei stare ore a spiare dal mio tavolo i suoi gesti meccanici, come con quelle protesi laccate in cima alle dita spinga abilmente con i polpastrelli piatti i bottoni della cassa. E poi la piega dei capelli del venerdì sera, il broncio del lunedì mattina. Non so nulla di lei, mi basta la sua apparenza per calmare i nervi accesi e tirare uno strattone al guinzaglio con cui tengo stretto al collo l’infinito, così non lo lascio libero di esplodermi nella testa. Stiamo nella stessa aria tu ed io, signorina, eppure tu, anche quando sei triste, sembri protetta dallo schema e dalla sua ripetizione, giorno dopo giorno, io invece annaspo in gorghi insidiosi, densi, variabili, ho i muscoli stanchi, e a ogni giro nel vortice sono qui ad aspettare che una minuscola parola cada come un salvagente dalla bocca dell’universo.

 

autore: Saba Anglana
isbn: 97-888-97132-479
collana: piccole gigantesche cose | 6
anno: 2018
pagine: 83
formato: 11,5×16,5 cm

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