Percezioni di realtà
Versione Standard€13.00
In StockLe droghe nella vita e nell’opera di P. K. Dick
La critica letteraria ha tramandato un’immagine di P.K. Dick corrispondente a quella di un esperto di droghe, che spesso componeva le sue opere sotto i loro effetti. Se questa immagine è vera relativamente ai farmaci e alle amfetamine, per quanto riguarda gli allucinogeni sembra che le sue esperienze non siano state frequenti. Tuttavia gli effetti delle droghe erano funzionali ai temi delle sue opere, in particolare al concetto di realtà e tempo e al fenomeno religioso in senso generale. Il presente testo individua le droghe che l’autore ha o avrebbe utilizzato durante la sua vita (amfetamine e derivati, LSD, mescalina, funghi, fenciclidina, protossido di azoto, cannabis e altre sostanze) e raccoglie i riferimenti alle droghe contenuti nelle sue opere (LSD e derivati ergotici, mescalina, funghi, droghe traslazionali, droghe temporali, droghe della realtà, droghe di specifiche attività mentali, droghe dell’esperienza religiosa, droghe dissocianti, droghe stimolanti e altre droghe), contestualizzandole con dati esplicativi perlopiú non disponibili durante il periodo in cui l’autore scriveva.
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Versione Standard
L’ottavo giorno non è un tempo, ed è tuttavia “il tempo” sempre tacitamente presente, necessario a vivere il senso di un frangente che è vita, la più fonda, la più vera. Parallelo al silenzio, contiene tutto l’ineffabile, ma insieme avvolge ogni parola, la sua anima, ogni evento, ogni passaggio. L’ottavo giorno è la fine, la consumazione, la trasfigurazione, e insieme il principio, l’origine, la bellezza e l’incanto, la pienezza e il vuoto che la fa risaltare.
€8.00Anno : 2008Autore : Christian Bobin
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Versione Standard
Quasi fosse una rabdomante della parola, Mariangela Gualtieri oltrepassa la sembianza razionale delle cose e i confini della psiche individuale, in un abbandono vigile e teso a cogliere l’essenza di stati d’animo e corrispondenze col mondo. E dalla capacità di osservazione stupita del mondo, unita a quella di ascolto delle risonanze interiori, nascono le sue poesie che conducono il lettore nel territorio ibrido che sta tra infanzia e crudeltà, bellezza e dolore.
€14.00Autore : Mariangela Gualtieri
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Versione Standard
Con la grazia di un bisturi la poesia di Franca Mancinelli raggiunge zone nevralgiche dell’esperienza, attraverso una nudità vicina all’esercizio spirituale. Dettagli quotidiani e schegge di vissuto vengono messi a fuoco fino a ricongiungerli alle regioni dell’inconscio. La sua voce sembra provenire da un luogo altro rimanendo fedele, allo stesso tempo, a un irriducibile nocciolo di natura esistenziale che germina, già nel suo libro d’esordio, in una dimensione antropologica e di apertura al «ritmo della specie».
A un’ora di sonno da qui raccoglie, con piccole ma significative modifiche ed esclusioni, i testi contenuti in Mala kruna e Pasta madre, i suoi primi due libri ormai irreperibili, integrandoli con alcune prose poetiche e una scelta di inediti. Un libro che permette di seguire la traccia di un cammino che attraversa le faglie del presente, in un legame originario con la poesia.Franca Mancinelli (Fano, 1981), ha pubblicato due libri di poesie, Mala kruna (Manni, 2007) e Pasta madre (con una nota di Milo De Angelis, Nino Aragno editore, 2013). Un’anticipazione del suo secondo libro di versi è apparsa in Nuovi poeti italiani 6, a cura di Giovanna Rosadini (Einaudi, 2012). Una sua silloge è compresa, con introduzione di Antonella Anedda, nel XIII Quaderno italiano di poesia contemporanea, a cura di Franco Buffoni (Marcos y Marcos, 2017). Sue brevi prose sono raccolte in Libretto di transito (Amos Edizioni, 2018).
€12.00Autore : Franca Mancinelli
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Versione Standard
Un avvicinamento laico alla spiritualità, che non si pone in maniera didascalica o imperativa, non mira ad insegnare nulla al lettore: semplicemente offre una testimonianza, raccontando un percorso nel buio della sofferenza e nella luce di una speranza, di una consolazione, di un risveglio.
€12.00Autore : Chandra Livia CandianiAnno : 2018
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Versione Standard€14.00Autore : Christiane SingerAnno : 2017
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Christian BobinVersione Standard
SOLITUDINE: DESERTO O GIARDINO? AUTORI VARI TRA CUI: ENZO BIANCHI, CHRISTIAN BOBIN, XAVIER LACROIX…
L’amare è, per lungo spazio e ampio fino entro il cuore della vita, solitudine, più intensa e approfondita solitudine per colui che ama”. Così scrive Rilke, perché la solitudine non esclude l’amore, anzi permette a questo di costruirsi in verità, oltre un possibile culto dell’amore, oltre l’illusione che la relazione con l’altro possa dispensarci dal renderci consapevoli di noi stessi. I testi qui raccolti trattano da vari punti di vista di questo essenziale esercizio spirituale, e possono offrire spunti affinché nel quotidiano e anche faticoso assumere la propria solitudine, con le sue ambivalenze, impariamo ad aprirci a tutte le dimensioni dell’amore, arrivando a coniugare amore e libertà.
Edizioni Qiqajon (Comunità di Bose)
ALCUNI ESTRATTI
Marie de Solemne: Preferirebbe parlare della solitudine come di una grazia o di una maledizione?
Christian Bobin: Innanzitutto ne parlerei piuttosto nella sua materialità. Prima di essere uno stato mentale o affettivo, la solitudine è una materia. Per esempio è proprio la materia che ho sotto gli occhi in questo momento. Sono le dieci di sera, è buio. Il cielo non è ancora completamente scuro, c’è silenzio. Anche il silenzio è molto materiale – un piccolo appartamento nel quale vivo da una quindicina d’anni, qualche sigaretta – che non riesco a impedirmi di fumare -, qualche libro – che non riesco a impedirmi di aprire -. In fondo, curiosamente, la solitudine si popola molto in fretta. La solitudine è anzitutto questo: uno stato materiale. Che nessuno venga. Che nessuno venga là dove uno è. Forse, nemmeno se stesso. Ma, per rispondere alla sua domanda, la solitudine è più una grazia che una maledizione. Nonostante molti la vivano diversamente. Succede alla solitudine come alla follia: ci sono due follie, come ci sono due solitudini. C’è una follia subita… subita da chi la vive. Questa non è invidiabile ne felice. E’ nera e basta. Nient’altro che nera, pesante. Così, c’è una solitudine cattiva. una solitudine d’abbandono, in cui uno si scropre abbandonato… magari da sempre. Questa solitudine non è quella di cui parlo nei miei libri. non è quella che io abito, e non è in essa che mi piace entrare, anche se, come a chiunque, mi è capitato di conoscerla. E’ l’altra la solitudine che frequento, ed è di quest’altra che parlo, quasi da innamorato.
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Se vogliamo trasmettere qualcosa in questa vita, è possibile con la presenza, molto più che con la lingua e la parola. La parola deve sopraggiungere in certi momenti, ma quello che istruisce, che dona è la presenza. E’ lei che silenziosamente agisce. Per esempio, un innamorato non potrà convincermi delle grazie e delle virtù della sua amata. In compenso, quello che può fare è di essere talmente pervaso, talmente portato da quell’amore, che delle onde si trasmettono da lui a me e provocano uno stupore, poi una sorta di gioia trasmessa indirettamente e allora, forse, il desiderio di amare a mia volta. Credo che uno sia contagioso di per sé. E’ la stessa cosa che avverto anche nei libri. I libri trasmettono la persona che li ha scritti. Trasmettono il suo respiro. (CHRISTIAN BOBIN)
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