I maestri dell’umanità
In Sciamani Graham Hancock tenta risposte e spiegazioni all’enigma delle origini della conoscenza, avventurandosi in un viaggio nel regno del soprannaturale.
Partendo dall’Europa, sulle tracce dei dipinti delle caverne preistoriche, per spingersi in Africa, nella culla dell’umanità, Hancock approda in Amazzonia dove, in compagnia di alcuni sciamani, sperimenta l’ayahuasca, una potente pianta allucinogena in grado di condurre fuori dal corpo nel mondo degli spiriti e provocare visioni di esseri soprannaturali, incredibilmente simili a quelli raffigurati nelle pitture rupestri…
Alla luce di tali esperienze sorgono domande affascinanti, ma anche inquietanti. È possibile che le allucinazioni rimandino a una dimensione parallela? Gli esseri soprannaturali evocati sono forse gli «antichi maestri» dell’umanità? Si tratta di creature aliene? E’ possibile che l’evoluzione dell’uomo sia qualcosa di diverso da quanto ipotizzato da Darwin, e abbia invece un fine, un senso profondo che a malapena riusciamo a intuire?
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Nel 1953 Aldous Huxley sperimentò gli effetti della mescalina, una droga ben nota agli indiani del Messico. In uno stato di allucinazione, lo scrittore arriva a vedere una nuova essenza delle cose, in un mondo in cui le categorie di spazio e di tempo non predominano più e nel quale tutto ciò che gli accade è scisso da ogni sensazione utilitaristica.
La natura dell’uomo e delle cose appare così sotto una luce nuova, arricchita di elementi altrimenti inconoscibili che Huxley riferisce invitando il lettore a liberarsi dai condizionamenti culturali per aprirsi alle infinite frontiere della creatività.
Editore : MondadoriAnno : 2016
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Nel 1953 Aldous Huxley sperimentò in prima persona gli effetti della mescalina, una sostanza allucinogena ricavata da un cactus che i nativi americani usavano nei loro riti sciamanici. Lo scrittore arrivò così a vedere una nuova essenza delle cose, anticipando di decenni le future acquisizioni delle neuroscienze sulle potenzialità della mente umana: esperienze che Huxley avrebbe cercato di spiegare in molti dei suoi scritti successivi.
Questa antologia raccoglie quei testi, profetici e visionari, tratti sia dai romanzi “Il mondo nuovo” e “L’isola”, sia da saggi come “Le porte della percezione” e “Paradiso e inferno”, sia da articoli, interviste, discorsi, lettere.
Le parole di Huxley contengono un invito, ancora oggi attuale, a liberarsi (“moksha”, in sanscrito, significa appunto “liberazione”) dai condizionamenti culturali della civiltà ipertecnologica e ad abbracciare una visione del mondo mistica e trascendentale le cui esperienze e percezioni ottenute “nell’altro mondo” possono aiutarci a vivere meglio “in questo mondo”, aprendo alle possibilità di una creatività infinita.
Editore : MondadoriAnno : 2018
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Benché sui Misteri eleusini si sia parlato molto e a lungo, vale comunque la pena di spendere alcune parole per giustificare la presentazione di questo libro. Nei tempi antichi per circa 2000 anni, tutti i mesi di settembre, gruppi attentamente selezionati di iniziandi vennero introdotti ai «Misteri». Era libero di accedervi chiunque parlasse la lingua greca, a esclusione di coloro che si erano macchiati le mani di un omicidio non espiato.
Gli iniziati rimanevano per tutta la notte nel tempio di Eleusi e ne uscivano poi completamente stupefatti, in virtù di ciò che lì avevano vissuto: secondo alcuni, le loro vite subivano una radicale trasformazione.Unanimi sono le testimonianze riguardanti quella notte di esperienza estatica; Sofocle vi si riferisce quando dice: «Tre volte felici quelli tra i mortali che vanno nell’Ade dopo aver contemplato questi misteri; difatti solo a essi laggiù spetta la vita, mentre agli altri tutto va male laggiù». Nessuno conosce il motivo che giustifichi asserzioni come questa, e molte altre simili rintracciabili nei testi antichi.
È qui che risiede il segreto dei Misteri eleusini.
Alla soluzione di questo mistero si sono dedicati gli autori del presente libro, tre personaggi di primissimo piano ciascuno famosissimo nel proprio settore: Albert Hofmann, scopritore dell’LSD e autore del libro «LSD, il mio bambino difficile»; Gordon Wasson, esperto di funghi psichedelici e autore di numerosissime pubblicazioni sull’argomento tanto da essere citato in ogni libro sulla psichedelia (sono molte le richieste dei lettori di vedere pubblicato in italiano qualcosa scritto da lui); Carl Ruck, profondo conoscitore della letteratura antica e personaggio che, insieme alle menti scientifiche di Hofmann e Wasson, ha permesso ai tre autori di capire e di ricostruire che cosa è avvenuto a Eleusi più di duemila anni or sono.
Editore : ApogeoAnno : 1996
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In questo saggio sono raccolti e spiegati i racconti mitologici delle più disparate fonti vegetali inebrianti: dagli stimolanti quali caffè, tè, tabacco, coca, ai narcotici e sedativi come le bevande alcoliche e il papavero da oppio, alle fonti visionarie e allucinogene quali canapa, peyote, mandragora, ayahuasca, funghi.
Con un’osservazione che spazia fra le culture umane attuali e del passato, riemergono le origini siderali della vite, il parto vegetale della prima donna di questo mondo (ayahuasca), i miti che vedono nascere piante inebrianti nel luogo di amplessi umani (tabacco) o divini (kava), o incestuosi (coca), passando per quelli che lo vedono originare dalla tomba di donne morte ingiustamente (papavero) o per mal d’amore (betel), o che originano per volontà divina come fattore salvifico tribale (peyote, iboga).
Le piante inebrianti sono state ovunque considerate un dono che le divinità fecero agli uomini per permettere la comunicazione con la sfera divina, con il mondo degli spiriti o degli antenati.
Questa credenza ha portato all’elaborazione del mito d’origine della pianta inebriante, che spiega, motiva, e continuamente fonda la sua esistenza e il suo rapporto causale con l’uomo; un mito più o meno elaborato, a volte ben preservatosi nelle cosmogonie e nelle antropogonie delle popolazioni tradizionali, in altri casi rintracciabile in un racconto, una novella o un semplice aneddoto, come forma residuale folklorica degli antichi miti.
Editore : Edizioni Studio TesiAnno : 2016
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Fino a questo momento, sono state scoperte e utilizzate centinaia di piante psicoattive. Piante allucinogene, afrodisiache, sedative, eccitanti, le cui foglie, fiori o radici, contengono principi attivi largamente conosciuti e apprezzati in ogni latitudine e cultura. Parte integrante nei rituali di molti culti e religioni, utilizzate per curare malattie e lenire sofferenze, le piante psicoattive sono state determinanti nello sviluppo culturale, sociale e materiale del genere umano. Anche il territorio italiano è ricco di questa flora.
In passato queste piante venivano ampiamente studiate e usate da medici, guaritori, gente comune; su di esse sono nati miti, imposti tabù, fiorite leggende, innalzati roghi. Oggi si utilizzano per lo più per estrarne i principi attivi o sono state soppiantate da sostanze chimiche più efficaci, diffuse e gestite diversamente di un tempo.
Alcune sono molto note – belladonna, stramonio – altre come la lattuga o la ninfea molto meno, altre ancora, data la bassissima presenza in esse di principi psicoattivi del tutto sconosciute; in ogni caso sempre meno fanno parte del bagaglio di conoscenze diffuse.
Editore : NautilusAnno : 2010
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C’è chi ha notato che dei quasi 500 gruppi umani studiati nel corso del ‘900 dagli etno-antropologi, solo pochi non dispongono attualmente, per averli soppressi, di sistemi per produrre stati non ordinari di coscienza controllati, ritualizzati, di gruppo. Tutti gli altri sì.
La domanda è: perché tutti i gruppi umani nella loro evoluzione hanno sentito il bisogno di dotarsi di contenitori di senso e di dispositivi ritualizzati di produzione di stati non ordinari di coscienza? Per almeno tre ragioni.
Intanto, perché fa parte della caratteristica specifica degli umani non accontentarsi mai di stare dove sono. Come formiche lavorano incessantemente per esplorare il loro ambiente; e quando giungono al limite dell’esplorabile con i loro sensi e le loro facoltà intellettive, e incontrano il mistero, non si arrendono, ma cercano strumenti per oltrepassare il confine, e andare al di là.
Poi, perché da quella conoscenza gli esperti riportano nella dimensione ordinaria indicazioni e competenze su come lavorare la dimensione dell’invisibile e dell’immateriale; infine, perché un gruppo di umani che fa insieme l’esperienza del transito e del viaggio nell’altra parte del mondo, o che si affida a uno tra loro capace di farlo, si condensa in un coeso, solidale, forte.
Un noi in cui molte eccedenze, emergenze e bisogni trovano una strada pronta, condivisa, controllata in cui esprimersi.
Editore : Colibrì EdizioniAnno : 2011
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